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28 Settembre 2024 - Ufficio Stampa
Credere in un futuro migliore è la miglior ricetta affinché lo sia per davvero

Mi è stato chiesto di parlare un po’ della mia esperienza, del mio cammino da studente a ricercatore e Professore Universitario.

Premesso che l’esempio di una persona (come sono io o come quelli che hanno parlato prima di me) non è “statisticamente” significativo, penso possa comunque dare l’idea che non ci sono limitazioni “di principio” a quello che uno vuole fare.

Dopo aver finito il Liceo Fermi di Salò, mi sono iscritto a Fisica a Pavia. Milano non mi piaceva e Pavia sembra un giusto compromesso (non troppo grande, non troppo piccola, non troppo lontana, non troppo vicina). A 19 anni, quindi, sono andato via da casa dove ritornavo l’estate e quasi tutti i fine settimana. Questa, per esempio è un’esperienza che suggerisco a tutti (non me ne vogliano i genitori!!!). Andare via da casa aiuta moltissimo a crescere e a rendersi indipendenti, fatto che poi aiuta indubbiamente nel mondo del lavoro. E noto che invece oggi i giovani (e le relative famiglie) tendono a prolungare questo periodo di convivenza.

Per la tesi ho deciso di chiedere ad un gruppo di ricerca che aveva collaborazioni negli Stati Uniti. Mi piaceva moltissimo l’idea di andare oltre-oceano per fare un esperimento di fisica delle particelle. Praticamente si avverava un sogno che avevo ormai da molti anni. Ho poi fatto anche il dottorato di ricerca sempre all’Università di Pavia e sempre su un esperimento presso il Fermilab di Chicago (faccio notare che oltre al mio “vecchio” liceo, Enrico Fermi ha dato il
nome anche al più grande laboratorio di ricerca degli Stati Uniti !!! Un genio assoluto). Ho bellissimi ricordi di quel periodo. Sostanzialmente ho passato circa 2 anni laggiù.

Poi, finito il dottorato, ho avuto l’occasione di tornare a Brescia con un contratto post-doc a tempo determinato, dove sono rimasto dal 1998 sino al 2002, quando ho vinto un posto di due anni al CERN. Anche questa è stata una bellissima soddisfazione.

Il CERN è il più grande laboratorio di fisica del mondo, ci lavorano più di 12000 fisici provenienti da ogni continente e vengono portate avanti le ricerche più avanzate nel campo della fisica delle particelle. Qui, partecipando ad un esperimento sull’antimateria (Athena), nel 2002, abbiamo creato i primi anti-atomi freddi in una trappola elettromagnetica. Il risultato è stato pubblicato su Nature, ha fatto il giro del mondo ed ha avuto spazio su tutti i principali mezzi di comunicazione. Finita l’esperienza al CERN sono tornato all’Università di Brescia dove ormai sono stabile da più di 20 anni e dove sono diventato ricercatore prima, professore associato poi e infine professore ordinario.

Ora mi occupo ancora di antimateria e anche di applicazioni civili dei raggi cosmici in alcuni progetti europei. Nel 2023 ho partecipato, con l’esperimento ALPHA, sempre al CERN, alla prima osservazione dell’interazione gravitazionale tra materia e antimateria, pubblicata sulla rivista Nature. Sebbene l’interazione gravitazionale tra materia e antimateria sia stata oggetto di speculazioni teoriche sin dalla scoperta di quest’ultima nel 1928, è la prima volta che un esperimento ha mostrato di essere sensibile agli effetti della gravità su atomi di antimateria. Anche in questo caso siamo finiti sulle prime pagine di tutto il mondo (compreso il New York Times).

Se mi chiedete se sia facile fare ricerca in Italia, vi rispondo che sicuramente non lo è. Su 60 iscritti al corso di fisica a Pavia, siamo in pochissimi a fare ora ricerca universitaria, meno di 5.
Però il mondo oggi è piccolo.

La preparazione italiana è ottima (siamo una delle migliori scuole di fisica del mondo) e quindi (per quanto possa essere triste pensare che altri stati godano degli investimenti in capitale umano fatti dall’Italia) è possibile fare questo mestiere se si è disposti a viaggiare.

Come anticipavo prima, non si possono estrarre considerazioni generali da un’esperienza singola, però mi piace mettere in evidenza alcuni aspetti che secondo me sono importanti per il percorso che porta dalla formazione all’occupazione:

la motivazione e la determinazione sono essenziali – le capacità e la preparazione sono ovviamente condizioni necessarie ma non sono sufficienti, poi conta tantissimo la caparbietà, la voglia di raggiungere gli obiettivi, la “fame” (come l’ha chiamata Steve Jobs – “Stay hungry, stay foolish”). Heidegger ha pure detto: “La grandezza di un uomo si misura in base a quel che cerca e all’insistenza con cui egli resta alla ricerca”.

– il merito viene ripagato – se “prima” o “poi” dipende ovviamente anche dalla fortuna, ma quelli che valgono emergono e vengono riconosciuti sempre. Quindi “crederci sempre, mollare mai”. Le somme si tirano sempre alla fine. Un incidente di percorso non vuol dire nulla.

– non lamentarsi mai – dare la colpa agli altri è troppo facile. Se qualcosa non va, se qualche obiettivo non è stato raggiunto, in qualche modo è anche colpa vostra. Chiedetevi sempre cosa avete sbagliato, cosa potete fare per migliorare e impegnatevi di più. “What doesn’t kill you, make you stronger” dicono in inglese e penso che sia vero.

– la fatica: per raggiungere gli obiettivi ci vuole tanto lavoro e impegno. Il risultato (un po’ come nei compiti in classe) è correlato allo sforzo che mettete in quello che fate.

la passione: fate quello che vi piace fare. Cercate un lavoro che vi soddisfa appieno. Se vi guida la passione ogni sforzo vi sembrerà sopportabile.

– fatevi guidare sempre da valori e principi fondamentali: onestà, senso del dovere, altruismo, senso della comunità, serietà. Allora l’Italia sarà un posto più bello dove vivere.

Voglio concludere con una considerazione che sento particolarmente:
Credere in un futuro migliore è la miglior ricetta affinché lo sia per davvero.

 

Germano Bonomi

Professore ordinario di Fisica sperimentale all’Università di Brescia e ricercatore al CERN di Ginevra

Speaker a Smart Future Brescia 24