La mia personalissima risposta a quella fatidica domanda variava a seconda del mio stato d’animo e delle stagioni: volevo diventare una metereologa, una studiosa di catastrofi naturali, un’ attrice e persino una biologa marina.
Tutto è cambiato quando, all’età di 14 anni ho incontrato la chitarra e la musica. Quel pezzo di legno senza vita ha cambiato il mio destino. Da lì la definitiva decisione di dedicare la mia esistenza allo studio della musica per avere il grande onore, un giorno, di chiamarmi musicista, compositrice ma soprattutto artista.
Mi è bastato un computer con una connessione a Internet per scoprire un universo di opportunità. Avrei frequentato uno dei migliori corsi universitari in europa per lo studio della musica contemporanea, più specificatamente del jazz.
La Dublin City University di Dublino offre la BA (Bachelor of Arts) in Jazz and Contemporary Music Performance all’interno della facoltà di “humanities and social sciences” (scienze umane e scienze sociali). Il corso è a ciclo unico della durata di quattro anni dove gli studenti vengono accompagnati e istruiti a partire da livello base fino a livello professionistico, acquisendo una preparazione a 360 gradi degna dei più grandi maestri del settore. A dirigere il dipartimento Jazz alla Dublin City university è il signor Ronan Guilfoyle, uno dei più stimati bassisti e compositori non solo in Irlanda ma in tutta europa e nel mondo. Ha collaborato con grandi stelle come Dave Liebman, john Abercrombie e anche con i nostri connazionali Paolo Fresu ed Enrico Pieranunzi. Guilfoyle viene poi affiancato da un team di insegnanti che costituiscono il cuore della scena jazz irlandese tra cui Greg Felton (pianoforte), Patrice Brun (sassofono), Phil Ware (pianoforte), Cormac O’ Brien (basso/contrabbasso), Tommy Haferty (chitarra), Connor Guilfoyle (batteria), Aleka Potinga (canto) e molti altri ugualmente talentuosi professionisti del jazz.
Come ho già citato il corso offre una preparazione a 360 gradi nell’ambito musicale anche se, soprattutto nell’ultimo anno tende a focalizzarsi sull’aspetto performativo ovvero, prepara gli allievi a condurre un proprio complesso e a comportarsi in modo professionale sul palco. Prepara quindi per una possibile carriera come “performer” (che sia musica originale di propria composizione, standard o originale di composizione altrui) ma anche come compositore, arrangiatore e insegnante i quali sono aspetti fondamentali del ruolo del musicista professionista nella società corrente. Il corso stesso offre una connessione diretta con il Berklee College of music di Boston (il conservatorio più quotato al mondo) per un possibile ulteriore ampliamento degli studi e l’accesso a master e corsi post laurea in tutte le migliori università del pianeta.
Un altro aspetto da tenere in considerazione è la possibilità di collaborare con una enorme quantità di studenti stranieri che come me non provengono dall’irlanda. In quasi quattro anni dal mio arrivo sull’isola smeraldo ho avuto il piacere di conoscere giovani provenienti da Germania, Finlandia, Danimarca, Francia, Spagna, Grecia ma anche Israele, Iran, Giappone, India e Brasile. Questo offre un incontro di culture che indubbiamente amplia e arricchisce il proprio bagaglio culturale, il che porta ad una maggiore crescita non solo a livello professionale ma anche a livello personale.
Adesso che sono giunta quasi al completamento del mio percorso formativo qui alla DCU (Dublin City University) posso “tirare le somme” e giudicare questi quattro anni come i migliori della mia vita per quantità di incontri e di emozioni condivise con altri aspiranti artisti miei contemporanei. Siamo gli unici musicisti nel nostro piccolo mondo universitario e in quanto tali abbiamo creato una nostra piccolissima comunità (DCU Jazz Society). Condividiamo pranzi, equipaggiamento, strumenti e ci troviamo settimanalmente per dedicarci all’improvvisazione, a lunghi interminabili assoli che esaltano noi e divertono gli studenti delle altre facoltà.
Credo di conoscere già il pensiero del genitore medio riguardo alla possibilità per il proprio figlio di intraprendere una carriera nel mondo della musica: “non sarà mai un lavoro stabile e io per mio figlio voglio stabilità finanziaria!” sono considerazioni più che valide. Una carriera nel mondo della musica è una delle più difficili da intraprendere e sicuramente sarà piena di alti e bassi, ma può essere anche incredibilmente soddisfacente: ho visto in quattro anni tanti studenti che hanno conseguito la laurea e hanno poi continuato a suonare in città e altrove e non solo jazz. Coloro che completano questo corso di studi hanno la capacità di comportarsi in modo assolutamente professionale in qualsiasi genere musicale il che amplia l’oceano di possibilità lavorative.
In altre parole c’è tutto da guadagnare nell’essere un artista.
Anna Bignami